giovedì 20 giugno 2013

GLHI, la mia esperienza biennale come rappresentante dei genitori.


 
Nell’anno scolastico 2011-12 abbiamo lanciato, per la prima volta, la campagna sui GLH, poi replicata anche quest’anno. (*)
Anche io, nella duplice veste di genitore e presidente d’associazione, ho aderito, mandando, agli inizi di agosto 2011, una bella AR all’allora dirigente scolastica, in cui, appunto, mi proponevo come candidata per rappresentare i genitori e facevo presente (poiché da un pregresso colloquio detta persona mi aveva esternato la sua fatica a far partecipare gli NPI alle riunioni) che per legge gli specialisti di ASL/centri privati convenzionati avevano l’obbligo di adempiere a tali appuntamenti. Pena la diffida da parte del dirigente scolastico che deve e può fare quest’azione. Mi rendevo quindi disponibile a qualsiasi tipo di collaborazione costruttiva, in quanto associazione.
A fine settembre  viene convocata una riunione per i genitori di figli con disabilità di tutto l’IC.
Partecipano in più della metà – meraviglia da parte della DS, che esordisce con un “Quest’anno c’è una novità, una nuova legge per cui…….”.
Giuro che ho dovuto impormi di non scattare in piedi ed inveire pesantemente: una nuova legge? Ma la 104, benedetta donna, è nuova, l’han fatta ieri? 
Ho aspettato con estrema pazienza, finché la DS non ha smesso di enunciare i suoi garruli enunciati, mentre i genitori mormoravano varie cose e poi ho preso la parola: ho detto che la legge che istituisce i GLH risale al 1992, quindi che erano passati quasi 20 anni, ho spiegato la rava e la fava in sintesi, cercando di usare un linguaggio piano, perché mi rendevo conto che stavo parlando di cose del tutto sconosciute e quindi ostiche.
La dirigente è sbiancata,  sui genitori è calato dapprima il silenzio poi tutti hanno iniziato ad agitarsi sulle sedie, come quando si è a disagio, qualcuno si è girato a guardarmi in faccia e qualcuno ha esclamato qualcosa di intelleggibile.
Quindi, poiché nessuno ha fatto alcuna domanda, la DS ha proseguito con estrema nonchalance a chiedere se, oltre a me, c’era qualcun altro che si candidava a rappresentante dei genitori.
Una bionda della prima fila “ma prende molto impegno questa cosa? Se si può fare nel pomeriggio tardi io potrei essere disponibile…”.
La riunione finì con il mio invito a scrivere sul foglio, che tutti dovevano passarsi, i relativi contatti.
Pensavo di essere a cavallo e di poter iniziare un bel trotto, costruendo una rete tra tutti i genitori; ma non avevo fatto i conti con la specie dei genitori di figli con disabilità indigeni, una specie davvero particolare. Appressandosi la data del primo GLHI dell’anno (ed anche della storia di quell’IC, perché, dal 1992 fino a quel momento, mai erano stati fatti i GLHI e vi lascio quindi immaginare i GLHO…) scrivo ai i genitori per chiedere loro se avessero domande, dubbi, richieste etc, informandoli delle cose basilari del tipo di cosa si parla nei GLHI, chi interviene, perché etc.
Ottenni una sola, laconica risposta: “grazie”.
Quindi provai a contattarli per telefono.
Stavolta ottenni due risposte:
1) Mio figlio non è tanto grave, cammina e quasi non si vede che è disabile e poi quest’anno è in terza - tradotto “cacchio vuoi tu da me?” Il tutto inframezzato da “Stai fermo” “Smettila! Non vedi che sono al telefono” “ Insomma Basta!”, urlato in maniera un pelino isterica ogni 3 parole, all’indirizzo del figlio mimetico.
2) Ahaaaaaaa, ma mia figlia tra poco ha la revisione dell’invalidità, probabilmente gliela tolgono,  quindi non è più disabile e non so allora se questa cosa mi riguardi.
Provai allora l’ultima carta, l’approccio de visu.
Per la serie: cado dalle nuvole, non ho mai sentito queste cose che mi stai dicendo…. Il PEI? Cos’è? Ma non l’ho mai ricevuto…. Comunque m’informo! – certo, perché io ti sto raccontando un sacco di bubbole, nevvero?
Con queste confortanti premesse sono andata quindi a questo GLHI.
Una farsa?
La dirigente ha attaccato subito con “Questa è la prima volta che ci troviamo e quindi – occhiata verso di me- è comprensibile che ancora non si sappia bene cosa fare.
Certo, tu non ti sei minimamente documentata, non hai neanche la più pallida idea di dove girarti per avere le informazioni che ti servono per svolgere al meglio il tuo lavoro.
Quindi è partita una giaculatoria sui DSA, su quanto siano problematici i DSA, che è impellente fare dei corsi di aggiornamento sui DSA.
Avrei riso, se non fosse che sono un tipo poco incline alla comicità quando si tratta di queste cose….. siamo ad un gruppo di lavoro per l’handicap d’istituto = legge 104/92  e tu mi parli di DSA? Scherziamo?
Cerco di riportare le cose nel seminato facendo presente che il GLHI riguarda gli alunni certificati 104 e nient’altro e chiedo quanti alunni con 104 ci sono in tutto l’IC, quanti per plesso, quanti con comma tre, quanti sensoriali, quanti motori…..
Avrei voluto fotografare il gesto di stizzoso fastidio a queste mie domande da parte del rappresentate ULSS a queste mie domande, probabilmente pensava che volessi farmi i fatti altrui, invece è proprio dalla quantità/casistica degli alunni presenti che si parte per impostare i ragionamenti e da qui gli interventi. Pia illusione! E in ogni caso neanche la DS sapeva rispondere, l’unico dato certo, forse, era il numero complessivo.
Ma il copione era già mandato a memoria e verteva solo sui DSA – ma che c’importa dei 104, il problema grosso è il DSA!!!!!! Ed era lapalissiano che i convenuti erano lì per obbligo più che per cognizione di causa.
Ho quindi tentato di avanzare due istanze: una che sul sito dell’IC figurasse una sezione dedicata in cui i genitori avessero tutte le informazioni necessarie – neanche sul modulo d’iscrizione c’è magari una nota in calce dedicata agli alunni con 104! Giustificazione: è il modulo emesso dal MIUR.
L’altra era che si potesse collaborare per organizzare un incontro formativo tra docenti e genitori e quanti ne avessero interesse, per introdurre certe tematiche e perché no, che fosse d’aiuto.
Tornai a casa con la sensazione che era tutta una presa per i fondelli, che avevo buttato due ore di tempo.
Addirittura la rappresentante dei genitori in seno al consiglio d’istituto alla fine, in maniera candida, commentò che non sapeva assolutamente che c’erano così tanti alunni H, eppure lei da  anni era rappresentante. Ulteriore chicca: la rapp. ULSS aveva i figli iscritti proprio nei plessi dell’IC.
La seconda riunione si tenne in aprile, assente la NPI dell’USSL, assente la referente per il servizio OSS dell’ULSS, assente il rappresentante del servizio lettori e ripetitori, assente la rappresentante dei genitori, eravamo la DS, due docenti di sostegno e una curricolare. Io non avevo granché da dire, a rappresentanza degli altri genitori H, dopo aver inoltrato il verbale della precedente riunione e aver di nuovo chiesto se avessero domande, proposte, problemi etc non ho ricevuto nessuna risposta.
Ricordo che  la docente curricolare parlò a lungo di questo bambino che era nella sua classe che veniva da una famiglia disastrata e che non sapeva neanche lavarsi le mani. Le chiesi se era un bambino certificato. Certo che no, era solo uno svantaggiato sociale…… le mie richieste fatte nella precedente riunione? Ah, ma il sito internet lo cura un docente che lo fa nei ritagli di tempo…. Molto difficile…. Bla bla bla. E l’incontro formativo? Non interessa perché già lo fa l’UST. E buonanotte ai suonatori, ché l’anno è ormai finito.
Secondo anno scolastico, questo appena concluso. DS di nuova nomina, fresca del recente concorso per dirigenti.
Dico solo che l’incipit, ad un colloquio è stato: ma tu sai chi devo convocare per il GLHI?
La prima riunione: non ho potuto presenziare perché ero a 500 km da casa, come faccio ogni 6 mesi, per offrire a mio figlio le terapie che in nostro SSN non gli eroga. Che fatalità che la DS avesse convocato il GLHI proprio in quel periodo, nonostante avessi chiesto di spostare la data, condolendosi assai la DS mi disse che già tutti le avevano confermato. Essendo io la figlia della serva, che ci volevo andare a fare al GLHI?
La seconda riunione: non ho potuto presenziare, perché cadeva proprio nel periodo in cui dovevo stare a letto e niente sforzi (gravidanza a rischio); mi ero comunque resa disponibile via skype (eccesso di zelo, mannaggia a me!) ma poi le mie condizioni di salute proprio non me l’hanno permesso. Chissà cosa mi ero persa! E chissà che bottiglia hanno stappato in presidenza!
La terza riunione, aprile 2013.
DS, NPI dell’ULSS mai vista prima – che forse aveva un torcicollo cronico perché, pur avendola affianco mai s’è girata neppur di qualche grado nella mia direzione, rappresentante ULSS per il servizio OSS, una curricolare nuova, una docente di sostegno. Durata dell’esiziale consesso: 60 minuti. I primi 30 sono stati usati dalla curricolare che ha frequentato un master per imparare a stendere il PDP per… i DSA, perché lei si è specializzata nei DSA. Oddio, ci risiamo!
Poi è stata la volta del mirabolante progetto per gli alunni disabili. Ommioddddddiooooo, ho sentito bene? Un progetto per gli alunni disabili?????! Dopo 5 minuti in cui DS, rappresentante ULSS per il servizio OSS e docente di sostegno esclamavano coralmente un unico aggettivo e cioè bellisssssssssssimo (sì con tutte quelle esse lì) gli occhi lucidi e le labbra a ghigno che doveva parere un sorriso, chiedo in che cosa consista questo progetto. Qualcuno toglie l’audio di colpo. Poi, zoppicando, un po’ la docente (cui s’imporporano le guance) un po’ la rapp ULSS riesco a collazionare quanto segue: partendo da un testo, un romanzo, è stato  creato un copione e delle marionette e una scenografia e poi è stato inscenato uno spettacolo. Totale alunni con disabilità coinvolti nel bellissssssssssimo laboratorio: 1. Ma insieme a tutta la classe, certo nel segno dell’integrazione ecchediamine. Durata: qualche mese? Responsabile del progetto: un OSS. Avete letto bene, un operatore socio-sanitario. Ah ma in collaborazione con la curricolare, di lettere I suppose.  Costo del tutto? Vai a sapere!
Pensavo al progetto che, finalmente, al secondo anno ero riuscita a mettere in testa alle docenti per mio figlio, costruire un libro tattile.  Per pietà la docente curricolare ha concesso mezz’ora a settimana. Costo: zero, perché sono stati usati solo materiali di riciclo. Ricaduta sulla classe: tutti i bambini si sono divertiti un mondo ad aiutare mio figlio nella costruzione del libro imparando, che c’è chi legge in modo “alternativo” e mio figlio naturlmente si è divertito anche lui e ha passato un po’ di tempo con i compagni. Ricaduta sulle docenti: nessuna, tant’è che nella mostra del libro che cura personalmente ogni anno, non l’ha manco esposto.
Quindi i restanti minuti del GLHI sono stati impiegati dalla dirigente a illustrare qualcosa sui BES, da cui ho arguito che la premura era solo come realizzare quanto contenuto nella direttiva ministeriale, quindi come adempiere burocraticamente e soprattutto dove reperire i fondi (eh, già!),  senza minimamente chiedersi se era lecito il tutto e cosa comportasse a livello per esempio della “sciocchezza” sul diritto allo studio o all’istruzione degli alunni con 104, sul diritto al lavoro dei docenti di sostegno  e varie altre amenità che evidentemente non ne calano a nessuno.   
Fine.
Ah no, dimenticavo la perla e cioè l’asserzione, sempre con tante sibilanti : ” Voglio fare cultura della disabilità”, lasciato cadere ad effetto, inclinando la testa e sbattendo le ciglia modello Betty Boop.
A me è suonato come una bestemmia, date le 7.40 ore di sostegno che detta donna ha assegnato a mio figlio invece che 16.
Ma tant’è, questo è il materiale umano con cui noi genitori siamo costretti a relazionare e purtroppo ne usciamo sempre sconfitti, perché noi almeno gli scrupoli di non ferire, di non essere scorretti e di non prendere per i fondelli, ce li poniamo. Certo ci sono anche dei DS eccezionali, sono pronta a metterci la mano sul fuoco, ma finora non ne ho incontrati e il feedback che viene dalle richieste che ci fanno le famiglie che si rivolgono alla nostra associazione ci parla di una sconsolante realtà, relativa a questa figura.
Ora vi invito a guardarvi le magnifiche slide congegnate da Maria Grazia Fiore, nostro referente per la regione Puglia; poi confrontate con il resoconto di questi GLHI.
Domande: perché il MIUR non ha mai verificato, dal 1992 in qua che il GLH sia d’istituto che operativi si tenessero per davvero, nelle scuole? E perché non ha mai indetto dei corsi di aggiornamento OBBLIGATORI per i DS, che almeno non ci si debba sorbire simile miserie comiche, che poi vanno a danneggiare sempre e solo gli studenti?
Direi emblematico che, constatando la debolezza ( anzi no, si dice “criticità”) del sistema integrazione scolastica del nostro Paese, il MIUR non abbia fatto verifiche e quindi rimediato.
Meglio buttare via tutto, alunni e docenti H compresi, e fare qualcosa di nuovo.
(*) Per chi volesse approfondire, sulla campagna GLH in tutte le scuole:

il nostro volantino

ANNO I

ANNO II

GLH questo sconosciuto
 

 

 

 

 

 

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